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Informazioni tematica ESG

Report di sostenibilità ESG: cos’è e a cosa serve

Chi guida un’azienda lo sa: ogni scelta ha un impatto. Che lo si voglia o no, ogni fornitore selezionato, ogni processo ottimizzato, ogni euro speso o risparmiato lascia una traccia. Non solo sul conto economico. Ma anche sulle persone, sull’ambiente, sulla fiducia.

In questo scenario, il report ESG non è un adempimento burocratico. È una presa di posizione. Un modo per dire: “Ecco come lavoriamo. Ecco chi siamo.”

La prima cosa da chiarire è questa: un report ESG e di sostenibilità non si improvvisa. Non è una bella brochure da consegnare a fine anno. Non è un documento da copiare e incollare. È un processo. Un percorso. Una rendicontazione di sostenibilità che parte da dentro, passa per i numeri, e arriva fino alle decisioni. E va costruito con metodo. Con coerenza. Con verità.

Spesso è proprio durante la stesura del report che emergono verità scomode. Processi che non sono così sostenibili come si pensava. Pratiche che devono essere riviste. Progetti che vanno ripensati alla luce di una strategia più lungimirante. E questo è il punto di forza del report: ti costringe a guardarti dentro con occhi nuovi.

Cosa significa ESG

Le tre lettere dell’acronimo ESG, ambientali, sociali e di governance, non sono una moda. Non sono l’ultima sigla da mettere sul sito. Sono la sintesi di tre domande chiave: Come l’azienda impatta sull’ambiente? Che relazioni crea con le persone? Quanto è solida e trasparente nel decidere?

Il reporting ESG serve a raccontare questo. Ma non con promesse. Con dati. Con azioni. Con scelte dimostrabili. Un’azienda che decide di integrare questi aspetti nel proprio racconto dimostra una visione strategica ampia, che va oltre il breve termine e si proietta verso un orizzonte di sviluppo sostenibile.

A cosa serve davvero il report ESG

Un buon report ESG può essere uno strumento potentissimo. Serve per rendere visibile l’impegno dell’impresa su sostenibilità, etica e governance. Dimostrare affidabilità verso banche, investitori, clienti, istituzioni. Migliorare la gestione interna, con una visione più consapevole e integrata. Accedere a fondi, bandi, agevolazioni legati alla sostenibilità. Prevenire crisi reputazionali o normative, anticipando rischi e obblighi.

Ma soprattutto, deve essere credibile. Perché oggi, chi legge un report lo fa con attenzione. E ha gli strumenti per smascherare incoerenze o greenwashing. La fiducia si conquista con la trasparenza. E la trasparenza si costruisce, giorno dopo giorno, con scelte coerenti che poi vengono raccontate nel report.

Non solo per le grandi imprese

Per anni si è pensato che la sostenibilità fosse un tema per le società quotate o per le grandi imprese. Ma il mondo è cambiato. Oggi le PMI sono parte attiva delle filiere. Le aziende possono trovarsi escluse da una gara, da un cliente, da un finanziamento… solo perché non hanno saputo dimostrare il loro impegno.

Le piccole imprese, spesso più agili e vicine al territorio, possono essere protagoniste della transizione sostenibile. E il report ESG diventa un’occasione per valorizzare ciò che già fanno, spesso senza raccontarlo. In un contesto competitivo sempre più esigente, comunicare bene le proprie scelte non è un vezzo: è una necessità.

Che cosa contiene un report ESG

Il contenuto varia in base alla dimensione dell’azienda, al settore, al livello di maturità. Ma in generale, un report ben fatto include un’analisi ambientale, sociale e di governance.

La parte ambientale riguarda emissioni di carbonio, gas serra, consumi energetici, gestione dei rifiuti, uso di risorse naturali, innovazione nei processi, economia circolare, rispetto degli ecosistemi. In questo ambito, è fondamentale inserire anche i piani di riduzione delle emissioni e i risultati ottenuti rispetto agli obiettivi dichiarati.

La sezione sociale comprende i diritti umani, la sicurezza sul lavoro, l’inclusione, il clima interno, il dialogo con il territorio. Si considerano anche le politiche di conciliazione vita-lavoro, le iniziative a favore delle comunità locali, le collaborazioni con enti non profit.

La governance descrive struttura decisionale, ruoli chiari, anticorruzione, controllo dei rischi. Si analizza come vengono prese le decisioni, quali meccanismi di controllo sono attivi, come viene gestito il conflitto di interessi. Una buona governance, spesso sottovalutata, è la base per una crescita sana e sostenibile.

Linee guida e standard: serve struttura

Per essere credibile, un report deve seguire delle linee guida chiare. Le più utilizzate sono:

  • GRI – Global Reporting Initiative
  • SASB – Sustainability Accounting Standards Board
  • SDG – Obiettivi di Sviluppo Sostenibile ONU
  • CSRD – Corporate Sustainability Reporting Directive

Chi è soggetto alla financial reporting directive, o rientra negli obblighi previsti dalla CSRD, già oggi deve redigere un report dettagliato, integrato e conforme. Ma anche chi non ha obblighi formali può scegliere di adottare almeno due dei seguenti riferimenti per rendere il documento più robusto.

Come si redige il report ESG

Un report ESG ben fatto non si scrive in una settimana. Richiede un processo chiaro: analisi iniziale dei temi rilevanti, coinvolgimento degli stakeholder, raccolta dei dati ESG con fonti verificabili, elaborazione secondo standard riconosciuti, verifica e validazione, pubblicazione e condivisione strategica.

Molto spesso, per chi lo affronta per la prima volta, il percorso può apparire complesso. Ma è proprio in questo cammino che si costruisce cultura, si crea valore interno, si consolidano relazioni. Redigere un report significa anche coinvolgere i collaboratori, formare il management, creare un linguaggio comune su temi fino a ieri considerati marginali.

Integrare il report ESG nella strategia

Il vero salto di qualità avviene quando il report non è un progetto a parte, ma un pezzo del disegno più grande. Quando entra nel piano industriale. Quando viene discusso nei CDA. Quando influenza la formazione. Quando guida le scelte di investimento.

Solo così la sostenibilità smette di essere un’etichetta da apporre, e diventa un criterio con cui misurare ogni scelta. Un’impresa che integra il report ESG nella propria strategia è un’impresa che ha deciso di durare, non solo di performare.

Cambiamento climatico: non si può ignorare

Chi oggi ignora il cambiamento climatico si sta raccontando una bugia pericolosa. Le imprese sono tra i principali attori nel determinare l’andamento delle emissioni globali. E sono anche le prime a subire gli effetti dei cambiamenti: danni fisici, interruzioni di filiera, crisi reputazionali, aumento dei costi.

Un report ESG serio include piani concreti per la riduzione dei gas serra, per l’efficientamento energetico, per la gestione responsabile delle risorse. Perché la sostenibilità ambientale non è una scelta etica. È una scelta strategica. E ogni giorno che passa senza agire, aumenta i costi del futuro.

PMI: non è troppo presto, è il momento giusto

Molti piccoli imprenditori dicono: “Aspetto. Non è ancora obbligatorio.” Ma è proprio questo il punto: arrivare prima. Prepararsi mentre si può ancora scegliere.

Un report, anche semplificato, può essere una leva per ripensare l’organizzazione, per attrarre talenti, per essere selezionati come fornitori in progetti strategici. Anche le piccole aziende possono avere un grande impatto. E chi inizia oggi, domani sarà pronto. Con i numeri. Con la visione. Con la fiducia del mercato.

Perché conviene avere il report ESG

Un report ESG non è solo un gesto etico. Può avere ricadute concrete anche sul piano economico.

  • Accesso al credito facilitato: le banche iniziano a premiare chi ha indicatori ESG positivi.
  • Agevolazioni pubbliche: molte misure sono legate a progetti di sviluppo sostenibile.
  • Partecipazione a bandi: sempre più gare pubbliche richiedono indicatori ambientali e sociali.
  • Riduzione costi interni: gestire meglio le risorse significa tagliare sprechi e inefficienze.
  • Reputazione e marketing credibile: in un mondo dove tutti “parlano green”, chi dimostra è un passo avanti.

Alla fine, il report è questo: un racconto credibile di chi sei. Di cosa scegli. Di come vuoi essere ricordato. E ricordarsi non è solo un fatto di immagine. È una questione di fiducia. Di relazioni. Di reputazione.

Molte aziende credono di non avere nulla da dire. Ma spesso hanno molto. Basta fermarsi. Guardare. Misurare. E avere il coraggio di raccontarlo. Perché ogni volta che si compila un dato, si prende una posizione. Ogni volta che si racconta una scelta, si crea un precedente. E così si costruisce cultura.

Un report ESG non si fa per moda. Si fa per coerenza. Perché oggi non è più sufficiente dire, bisogna dimostrare. E non conta da dove parti. Conta che sia tutto vero. Chi sceglie di fare impresa con responsabilità, chi integra la sostenibilità nelle decisioni, chi guarda avanti con lucidità… non ha bisogno di slogan. Ha bisogno di strumenti veri.

E il report ESG, se fatto bene, è uno di questi. È un impegno, è una promessa mantenuta.