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Informazioni tematica ESG

Differenza tra rendicontazione esg e rendicontazione di sostenibilità

Negli ultimi anni la parola sostenibilità è diventata parte integrante del linguaggio d’impresa. Si parla di strategie ESG, di bilanci di sostenibilità, di obblighi europei e di dati non finanziari. Tutti concetti ormai familiari, che però spesso vengono confusi.

In particolare, capita di sentire usare “rendicontazione ESG” e “rendicontazione di sostenibilità” come se fossero sinonimi. In realtà indicano due cose diverse.

Dietro le tre lettere E, S e G, che stanno per Environmental, Social e Governance, c’è un universo molto più vasto, che riguarda il modo in cui un’azienda misura, gestisce e comunica il proprio impatto. Capire questa differenza è oggi fondamentale per chi vuole presentarsi sul mercato in modo credibile e coerente.

Il bilancio di sostenibilità: la forma ufficiale del racconto aziendale

La rendicontazione di sostenibilità rappresenta la forma più classica e regolamentata del racconto d’impresa sui temi ambientali, sociali e di governance. Si concretizza nel bilancio di sostenibilità, un documento annuale in cui l’azienda espone i propri risultati, gli obiettivi e le politiche in materia di sostenibilità.

Si tratta di uno strumento formale, previsto dalla normativa europea, che segue standard ben precisi. Con la direttiva CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive), la rendicontazione di sostenibilità è diventata centrale diretta e indirettamente per un numero crescente di imprese.

La redazione del bilancio richiede un lavoro strutturato di raccolta e validazione dei dati, secondo standard internazionali come le linee guida GRI o i nuovi ESRS. Le informazioni devono essere verificabili, perché il bilancio è un documento pubblico destinato a investitori, istituzioni, dipendenti e cittadini.

In sostanza, la rendicontazione di sostenibilità è un atto di trasparenza: racconta come un’impresa crea valore nel tempo, tenendo conto non solo dei risultati economici, ma anche di quelli ambientali e sociali.

La rendicontazione ESG è un sistema di dati per gestire la sostenibilità

Se il bilancio di sostenibilità è il punto di arrivo, la rendicontazione ESG rappresenta il motore che lo alimenta. È l’insieme dei processi che permettono di raccogliere, analizzare e aggiornare i dati relativi ai tre pilastri della sostenibilità: ambiente, società e governance.

Le imprese oggi devono fornire questi dati a banche, fondi, clienti e agenzie di rating, che li utilizzano per calcolare punteggi, valutazioni di rischio o ESG score. Per questo la rendicontazione ESG ha una funzione operativa e gestionale: serve a misurare la performance, prendere decisioni e pianificare strategie.

Riguarda l’integrazione della sostenibilità nei processi aziendali di tutti i giorni: dalle forniture alla gestione del personale, dai consumi energetici alle politiche di governance. È un’attività continua, che accompagna la vita dell’impresa e non si limita a una pubblicazione annuale.

Due strumenti, due linguaggi

La differenza principale tra i due tipi di rendicontazione sta nell’obiettivo e nel pubblico a cui si rivolgono.

La rendicontazione di sostenibilità ha uno scopo comunicativo: serve a condividere in modo trasparente con tutti gli stakeholder ciò che l’azienda ha fatto e intende fare.

La rendicontazione ESG, invece, ha uno scopo tecnico: fornisce dati misurabili e verificabili a chi deve prendere decisioni finanziarie o operative.

Il linguaggio del bilancio di sostenibilità è narrativo e strategico, quello della rendicontazione ESG è analitico e numerico. In sintesi, la prima racconta, la seconda misura.

Un esempio pratico

Immaginiamo una media impresa manifatturiera che vuole ottenere un finanziamento “green”.

Per accedervi deve fornire dati precisi su emissioni di CO₂, consumi energetici, gestione dei rifiuti, sicurezza e governance. Questi dati fanno parte della rendicontazione ESG, perché vengono utilizzati per assegnare punteggi o valutazioni da parte di banche o enti certificatori.

Una volta raccolte e validate, le stesse informazioni potranno essere inserite nel bilancio di sostenibilità, dove diventano parte di un racconto più ampio, accessibile anche a cittadini e stakeholder.

Perché è importante sapere la differenza

Usare correttamente i due termini aiuta a comunicare in modo più preciso e a evitare fraintendimenti. Chi dialoga con un investitore deve concentrarsi su indicatori, KPI e metriche. Chi parla al pubblico o al mercato deve mettere in evidenza valori, impegni e risultati.

Confondere i due piani riduce la credibilità. Un bilancio di sostenibilità privo di basi ESG solide appare come un documento di facciata. Al contrario, dati ESG privi di una cornice comunicativa rischiano di restare invisibili e perdere valore reputazionale.

Gli standard di riferimento

Gli standard di rendicontazione non separano “ESG” e “sostenibilità” in due mondi diversi, ma sono strumenti complementari usati per scopi e prospettive di materialità differenti.

La gestione dei dati e la governance

La rendicontazione ESG richiede una raccolta dati costante, con procedure interne e responsabilità definite. Le informazioni devono essere aggiornate, coerenti e tracciabili, perché servono a decisioni operative e finanziarie.

Nel caso della rendicontazione di sostenibilità, invece, l’attenzione è rivolta alla validazione dei dati e alla loro rappresentazione in un documento ufficiale, spesso sottoposto a revisione esterna.

Entrambe le attività necessitano di una governance chiara e di figure interne dedicate al controllo della qualità delle informazioni.

L’effetto della nuova normativa europea

Con l’introduzione della CSRD, l’Europa ha reso più rigoroso e uniforme il processo di rendicontazione. Le aziende di una certa dimensione, e progressivamente anche le PMI, adesso di forma volontaria, dovranno presentare un’informativa di sostenibilità conforme agli ESRS.

Questo passaggio rafforza il legame tra ESG e bilancio di sostenibilità, creando un flusso integrato di dati e informazioni.

Le imprese che ancora non dispongono di un sistema ESG strutturato dovranno attrezzarsi rapidamente, perché è sempre più fondamentale come base per il bilancio di sostenibilità, sia richiesto dalla legge che volontario.

Un processo continuo

La rendicontazione della sostenibilità non si esaurisce in un report annuale. È un processo che accompagna la vita dell’impresa, fatto di responsabilità, dati e decisioni quotidiane.

Considerarla un semplice adempimento significa perdere la sua funzione più utile: quella di strumento gestionale e strategico.

L’efficacia dipende dal grado di integrazione nella cultura aziendale. Le imprese che trattano la rendicontazione come parte della propria strategia riescono a generare valore reale e duraturo.

In prospettiva: verso una convergenza

In futuro, la distinzione tra rendicontazione ESG e rendicontazione di sostenibilità tenderà ad attenuarsi. Le aziende più mature stanno già adottando sistemi integrati di reporting, che raccolgono dati ESG in tempo reale e li traducono in bilanci trasparenti e aggiornati.

La vera differenza sarà tra chi utilizza i dati come leva strategica e chi li considera un semplice obbligo burocratico. Le imprese che sapranno trasformare la rendicontazione in conoscenza e la conoscenza in decisioni diventeranno più resilienti, competitive e credibili.

La rendicontazione ESG misura e gestisce la sostenibilità. La rendicontazione di sostenibilità la racconta e la comunica. Una fornisce i dati, l’altra costruisce il messaggio.

Saper distinguere i due livelli significa parlare con chiarezza, rafforzare la fiducia e mostrare un impegno autentico. Per molte imprese italiane questa distinzione rappresenta un passaggio culturale e strategico insieme. Solo chi sa misurare, capire e comunicare in modo trasparente può guidare il cambiamento verso un modello di impresa davvero sostenibile.